NOVARA-26-11-2017-Il piano lo
avevano studiato nei minimi particolari, dal momento in cui mettere a segno il colpo alla suddivisione dei compiti. Ma i tre, addetti alle pulizie degli uffici della direzione generale dell’Ospedale Maggiore, non avevano fatto i conti con le telecamere che avevano ripreso tutti i loro movimenti. In realtà quel quadro, raffigurante il ritratto di Giovanni Loveri, opera datata a fine Ottocento, appeso nel corridoio sul quale si affacciano gli uffici, interessava ad una sola di loro; gli altri due le avrebbero dato una mano a portare a termine la missione: secondo l’accusa una l’avrebbe materialmente tolto dalla parete, l’altro avrebbe procurato una scatola per occultarlo, e la diretta interessata avrebbe parcheggiato la macchina all’interno dell’ospedale, l’avrebbe caricato e portato a casa. Tutto sarebbe filato liscio se le telecamere non avessero immortalato tutta la sequenza e per gli investigatori, una volta denunciato il furto, non è stato davvero difficile scoprire chi l’aveva messo a segno. I tre, due donne, all’epoca dei fatti 40 e 53 anni e un uomo di 48 anni, tutti residenti a Novara, sono entrati in azione una sera di novembre di tre anni fa: secondo l’accusa la 53enne avrebbe materialmente commesso il furto, la 40enne sarebbe andata a prendere la sua auto parcheggiata all’esterno del complesso e l’avrebbe portata in una zona più vicina all’obiettivo per caricare il quadro e portarselo a casa (dove poi è stato trovato dagli investigatori nel corso di una perquisizione) e l’uomo, per parte sua, aveva partecipato al piano portando la scatola dentro la quale nascondere il “bottino”. Ora i tre sono a processo con l’accusa di furto, e, solo per la cinquantatreenne, anche quella di ricettazione perché nel corso delle perquisizioni nella sua abitazione erano state trovate bende, cerotti, guanti chirurgici, materiale che, per l’accusa, proveniva dall’azienda ospedaliera.