MONTEBELLUNA – 22.01.2016 – Alla fine i dissidenti
sono stati meno di una manciata. In 219 su 87.504 (lo 0,25%) hanno scritto a Veneto Banca chiedendo la liquidazione delle loro 2.017.248 azioni allo striminzito prezzo di 7,30 euro deciso dal cda alla vigilia della storica assemblea prenatalizia che ha trasformato l’istituto da cooperativa a spa. In totale dovranno ricevere 14 milioni di euro. In realtà sarebbe meglio dire – utilizzando il condizionale – che dovrebbero riceverli, perché lo stesso consiglio, appellandosi alla norma che salvaguardia il patrimonio della società, ha congelato ogni rimborso. Non è però escluso che vengano liquidati perché, chiusa questa finestra di recesso (facoltà solo di chi non ha votato la trasformazione in spa), le azioni restituite possono essere acquistate in opzione dagli altri soci.
Intanto chi possiede un deposito titoli nel quale compaiono anche le azioni di Veneto Banca, da qualche giorno ha visto comparire come valore ufficiale quello calcolato sui “famigerati” 7,30 euro. Un colpo duro, anche se non inaspettato, per chi le ha acquistate all’80% del valore in più.
La speranza è che la quotazione in Borsa, da completare nei prossimi mesi, possa – oltre a liberalizzare gli scambi – portare stabilità al titolo e, anzi, a vederlo tornare a crescere. L’aspettativa, altissima in chi suo malgrado ha perso un capitale con il deprezzamento delle azioni di Veneto Banca, non si sposa troppo bene con il maxi-ribasso vissuto dai titoli bancari negli ultimi giorni in Borsa.