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cantiere edilizia
VERBANIA – 14.02.2016 – Si chiama Lia

e non è un nome di donna. L’acronimo che indica la “Legge sulle imprese artigiane” è, da due settimane a questa parte, l’incubo degli artigiani italiani che lavorano nel Canton Ticino, che parlano di una “schedatura” discriminatoria. La legge è stata introdotta dal Gran Consiglio di Bellinzona ufficialmente con lo scopo di “favorire la qualità dei lavori delle imprese artigianali che operano sul territorio cantonale;migliorare la sicurezza dei lavoratori; prevenire gli abusi nell’esercizio della concorrenza; istituire un Albo delle imprese artigianali”. Per chi la subisce è una discriminazione verso le aziende italiane e gli italiani e si inserisce nella campagna di demonizzazione dei lavoratori frontalieri. Cerchiamo di capire meglio che cosa significa questa novità.

Che cos’è la Lia

La legge cantonale è entrata in vigore il 1° febbraio 2016 dopo un primo rinvio. Prevede che le imprese artigiane, per lavorare in Ticino, sia nel pubblico, sia nel privato, debbano preventivamente iscriversi a un registro e i loro titolari essere in possesso di requisiti stringenti: fedina penale pulita, solvibilità, pagamenti regolari delle tasse, ma anche diplomi qualificati e esperienza.

A chi si applica

La Lia si applica a “persone giuridiche, società di persone o ditte individuali che, con attrezzature e un organico proprio, eseguono sul territorio cantonale lavori artigianali” appartenenti a 12 categorie: carpentieri; falegnami; imbianchini; piastrellisti; gessatori, intonacatori, plafonatori; vetrai; artigiani e carpentieri del metallo; giardinieri; impresari forestali; selvicoltori; spazzacamini; lattonieri e idraulici; posatori di ponteggi. Si calcola che siano interessati 4.500 imprese e 10.000 lavoratori. La grande maggioranza proviene dall’Italia e si annovera nel popolo dei frontalieri.

Come funziona

In questa prima fase chi è già attivo ha tre mesi di tempi per iscriversi al registro e mettersi in regola. Nuove ditte devono prima iscriversi. L’albo è tenuto da una Commissione ad hoc che valuta le domande e che annualmente verifica se sussistono i requisiti. Chi sgarra rischia pesanti sanzioni, fino a 50.000 franchi.